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Estrazione denti del giudizio

Il prezzo della nostra evoluzione è stato un piccolo intoppo con la possibilità che i denti del giudizio riescano ad erompere in maniera corretta, con tutti i problemi che questo comporta.

Secondo alcune teorie, la mandibola è più sviluppata nelle popolazioni che ne fanno un maggior uso, per cui salendo con le latitudini, arrivando agli svedesi, la dieta sempre più morbida ha portato l’evoluzione a far sì che i denti del giudizio spesso non siano nemmeno presenti, mentre nelle popolazioni africane, questi non solo ci sono, ma riescono anche ad erompere in maniera corretta. Per una volta in medio non stat virtus, perché i più sfigati siamo proprio noi, appartenenti alla razza caucasica, con un cranio che spesso non concede lo spazio ai denti del giudizio per poter spuntare, ma non così “evoluti” da non averli

Risultato? Ci troviamo quasi sempre con dei denti di troppo che nel migliore dei casi restano inclusi nell’osso, ma che più spesso fanno capolino nella bocca senza riuscire a completare l’eruzione, innescando una serie di problemi. In pratica per noi il dente del giudizio è un dead tooth walking, un dente condannato a morte!

Un dente del giudizio che erompe parzialmente, infatti, rimane per metà sepolto sotto la gengiva in una posizione che è pure difficile da raggiungere con lo spazzolamento. Questo porta alla frequente comparsa di infiammazione della gengiva intorno al dente del giudizio.

In certi casi il dolore dura solo qualche giorno e si limita a un fastidio nella masticazione, a toccare la zona con la lingua e a un rigonfiamento dei linfonodi posti sotto l’angolo della mandibola, che diventano dolenti al tatto.

In alcuni casi, però, l’infiammazione raggiunge livelli tali da determinare un rigonfiamento della zona, rendendo addirittura difficile riuscire ad aprire la bocca (trisma).

In questi casi la migliore terapia per l’urgenza è rimuovere la causa dell’infiammazione e dell’eventuale infezione, per cui il dente del giudizio andrebbe estratto, mentre spesso viene prescritto un antibiotico, cosa che potrebbe e dovrebbe spesso essere evitata, visto che è bene non prescrivere antibiotici se non strettamente necessario.

L’Associazione Italiana del Farmaco (AIFA) ci informa che gli antibiotici sono responsabili del 10% delle reazioni avverse ai farmaci che vengono registrate e che dal 2002 al 2009 si sono contate quasi 9000 reazioni avverse, compresi 118 decessi (1,3% delle reazioni avverse registrate)!!! (http://www.corriere.it/Media/pdf/Farmacovigilanza-le-reazioni-avverse-agli-antibiotici.pdf)

 

Nella nostra clinica rimaniamo fortemente convinti che gli antibiotici debbano essere prescritti solamente se strettamente necessario e spesso questo non avviene per i problemi al dente del giudizio.

Oltre all’infiammazione dei tessuti circostanti, il dente del giudizio che spunta in bocca inclinato verso il secondo molare può causare la comparsa di una carie o di fenomeni di riassorbimento su questi ultimi. Vista la posizione complicata da trattare in cui compaiono queste patologie, il rischio è di dover estrarre sia il dente del giudizio, sia il settimo.

Se il dente del giudizio rimane semi-incluso ma rivolto verso la gola, invece, i rischi per il secondo molare sono minori ma rimane la possibilità che si infiammino i tessuti intorno ad esso.

Attenzione però! Se il dente del giudizio rimane completamente incluso nell’osso o comunque non ha comunicazione con il cavo orale oppure riesce ad erompere completamente non deve essere estratto per forza! Anzi!

Abbiamo parlato quasi solo di denti del giudizio inferiori perché quelli superiori di solito non creano problemi e al massimo il fastidio che possono dare è se erompono rivolti verso la guancia, irritandola o ferendola per sfregamento. In ogni caso anche la loro estrazione è molto più semplice rispetto ai denti del giudizio mandibolari, e non di rado richiede veramente un minuto di orologio per essere portata a termine!

Rimane una importante questione da affrontare riguardo ai denti del giudizio, quella che determina uno dei più frequenti motivi che spingono i giovani pazienti ad andare dal dentista!

“Da quando mi sta spuntando il dente del giudizio i denti davanti si sono accavallati!”

Devi sapere che su questa osservazione non ci sono assolutamente evidenze. Quello che posso dirti è che la letteratura scientifica più recente sembra orientata a non individuare alcuna correlazione tra la presenza o meno dei denti del giudizio e l’accavallamento degli incisivi

Le hanno provate tutte: a togliere i denti del giudizio preventivamente, a toglierli solo da un lato, ecc. Il risultato è che non ci sono differenze statisticamente significative nell’accavallamento dei denti frontali!

Secondo alcune teorie i denti continuano a inclinarsi in avanti per tutta la vita per una risultante di forze che esercitiamo nella funzione masticatoria. Secondo altre ipotesi intorno ai 18 anni c’è un ultimo “picco” di crescita della mandibola. Chi più ne ha più ne metta!

In ogni caso a livello intuitivo riesce difficile credere che fisicamente un dente riesca a spingerne sette in avanti con la sola forza data dallo sviluppo di due radici…Sembrerebbe più semplice che le radici scavino l’osso verso l’angolo della mandibola che essendo più morbido “cederebbe” più facilmente no?

La maggior parte dei clinici italiani è convinta che il dente del giudizio non possa far accavallare gli incisivi, ma una risposta definitiva non c’è.

Sembra quindi poco giustificata la scelta di togliere i denti del giudizio quando sono solo dei germi per prevenire l’accavallamento dei denti o quando sono formati per evitare le recidive degli affollamenti dopo un trattamento ortodontico.

In ogni caso, quando anche fosse necessario estrarre un dente del giudizio, non si tratta di quel dramma che spesso viene dipinto! Certo, in qualche caso si rischia di gonfiare un po’ o di avere un dolore che comunque un antinfiammatorio riesce a controllare.

Ma se il clinico è esperto ed utilizza alcuni accorgimenti riuscirà non solo ad estrarre in pochi minuti anche il dente del giudizio più difficile, ma anche ad assicurare un decorso postoperatorio sorprendentemente privo di dolore!

Un’ultima considerazione. In dieci anni di attività ho sentito diversi pazienti che si sono fatti estrarre tutti e quattro i denti del giudizio in narcosi! Questa cosa personalmente la trovo davvero eccessiva! Per i meno coraggiosi che volessero togliersi il problema in una volta, sappi che è possibile anche estrarre tutti e quattro i denti del giudizio in sedazione cosciente, con un intervento privo di ansia, che sembrerà durare 10 minuti e che soprattutto non si ricorderà!

Il consiglio è quindi di limitare l’assunzione degli antibiotici e il ricorso alle anestesie totali per i denti del giudizio, che espongono a rischi decisamente non giustificati a fronte del problema da risolvere!

 

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Bruxismo

Facciamo un po’ di chiarezza sull’argomento. Innanzitutto per bruxismo si intende l’abitudine involontaria di serrare o digrignare i denti e può essere diurna o notturna. In questo mese di ottobre l’Accademia di Odontoiatria Protesica ha emesso un comunicato stampa in cui si analizza il fenomeno.

Beh, pare che se si somma il bruxismo notturno, che colpisce il 12% della popolazione in Occidente a quello diurno, si arrivi a una stima che in Italia una persona su 3 soffra di una forma di bruxismo.

Se devo dirti la mia impressione di clinico che effettua più di 100 visite al mese, fai pure il 50%.

Le cause del fenomeno non sono conosciute. Se una volta si dava la colpa a problemi di occlusione, le evidenze recenti hanno scagionato questo problema e tirato in ballo fattori come

– disturbi del sonno

– alterazioni del sistema neurologico

– assunzione di farmaci o droghe

– assunzione eccessiva di alcool, caffè o sigarette

– ansia, stress, depressione e disturbi di personalità

Di sicuro lo stile di vita moderno porta a scaricare le tensioni sui denti. Tanto che molti bambini si consumano i denti da latte a suon di sonore digrignate.

E dico “sonore” perché il principale fattore che porta la persona ad accorgersi di soffrire di bruxismo è proprio il rumore che emettono i denti mentre si dorme.

Ma attenzione! Il rumore si produce solamente nel 25% dei casi!

Ma provaci tu a convincere i pazienti che i denti sono abrasi perché digrignano i denti di giorno o di notte!

Spesso quando inizio a dire “vede, il problema è che lei tende a digrign…” vengo interrotto da frasi tipo “no, no, ne sono sicuro perché mia moglie/marito non mi ha mai detto che faccio rumore coi denti” oppure “impossibile perchè dormo a bocca aperta/russo, ecc…”, “no, lo facevo una volta ma ora non più” (e come fai a saperlo?!?!?!)

Se può essere vero che nel corso della vita il bruxismo può attenuarsi o anche scomparire, i danni che causa sono inequivocabili. Quindi è inutile dare la colpa alle abitudini più strane tipo il fatto di mordersi le unghie o di strappare lo scotch coi denti. Se i denti sono abrasi in qualche maniera vengono sovraccaricati. Poi ci sono casi in cui solo pochi denti si consumano per una situazione di malocclusione particolare che porta a toccare solo pochi denti, che quindi si consumano selettivamente, ma non è la norma.

Come scoprire quindi se si digrigna? Innanzitutto i denti della persona affetta da bruxismo si consumano.

 

I primi denti ad appiattirsi sono i canini, che nascono appuntiti ma diventano subito piatti nel digrignatore. A parte i canini, i denti su cui si vedono meglio le faccette di usura sono i premolari e gli incisivi. In linea di massima, però, le persone si accorgono dell’abrasione dentale solamente quando gli incisivi si accorciano o sbeccano in punta.

Ma ci sono altri segni che tradiscono l’abitudine di digrignare i denti. Uno dei più diffusi è l’effrazione dello smalto a livello del colletto del dente. Detta così è un po’ difficile da capire, ma con una foto forse capirai meglio.

In pratica, anche se il dente è rivestito da smalto, che è un minerale durissimo, può deformarsi se soggetto a carichi eccessivi. Tieni presente che le forze esercitate col bruxismo sono molto più elevate di quelle utilizzate per mangiare. Il dente, soggetto a questi carichi eccessivi si flette impercettibilmente e si sbecca dove lo smalto è più sottile, ovvero alla base del dente, subito sopra la gengiva, e di solito sulle pareti esterne, che sono più curve e più coinvolte in traumi che coadiuvano il processo, come l’abitudine diffusa di spazzolare i denti sfregando con forza in orizzontale. Una volta che lo smalto si esfolia scoprendo la parte interna del dente, la dentina, che è lievemente più giallina, questa zona, che è più morbida, tende ad usurarsi molto più rapidamente dello smalto circostante, e quindi si usura per assunzione di cibi acidi (agrumi, pomodori, bevande gassate, ecc.), per una saliva acida o per reflussi gastro-esofagei, o per abrasione meccanica a causa delle abitudini di spazzolamento scorrette che dicevo prima.

I denti abrasi al colletto possono portare a sensibilità al freddo e devono essere riparati con otturazioni o altre soluzioni protesiche per evitare di arrivare al nervo e dover devitalizzare il dente o, peggio, alla frattura di tutta la corona del dente, come un albero che viene intaccato con l’accetta e, quando si arriva a metà del tronco, frana giù. Questa cosa l’ho vista 3 volte in 12 anni, ma può capitare.

Oltre ai problemi dentali, il bruxismo può poi dare dolori ai muscoli masticatori, che possono arrivare ad un dolore simile al crampo, o ai frequenti mal di testa, che spesso si verificano già a partire dal mattino, dopo una notte di digrignamento e di accumulo di acido lattico nei muscoli massetere e temporale, che quindi si estendono a quasi tutta la testa.

 

Anche i dolori cervicali possono derivare dal bruxismo, per la presenza di un muscolo, che si chiama digastrico, che collega la base anteriore della mandibola alla base del cranio, influenzando la posizione delle prime due vertebre cervicali in base allo stato di contrazione di questo muscolo.

Infine, anche se in questo caso difficile dire se nasca prima l’uovo o la gallina, i pazienti affetti da bruxismo mostrano significative differenze rispetto a quelli che non lo sono a livello di ansietà, depressione, fobie e paranoie.

Cosa possiamo fare per curare o prevenire il bruxismo?

Innanzitutto, cercare di adottare stili di vita sani. Dormire il giusto, limitare lo stress e l’assunzione di caffè, alcool o sigarette, soprattutto di sera.

Scaricare le tensioni con lo sport può essere di aiuto, specialmente nei bambini.

La terapia di elezione però è l’applicazione di un bite preparato dal dentista. Il bite è una sorta di paradenti in materiale acrilico, che essendo liscio evita che i denti sfreghino tra loro incarcerandosi con le cuspidi, il che allevia le tensioni muscolari. Inoltre la resina del bite si consuma al posto dello smalto, perchè più morbida.

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Sbiancamento dentale

Dedichiamo qualche riga ad affrontare un argomento che appassiona i nostri pazienti: lo sbiancamento dentale.

Di cose da dire ce ne sono tante. E non vorrei perdermi in spiegazioni chimiche o troppo scientifiche ma spiegarti quel che serve sapere prima di affrontare la spesa per un trattamento sbiancante!

Cominciamo a sfatare un po’ di chiacchiere da bar che sembrano radicate nelle convinzioni dei pazienti.

L’estetica dentale non è data solo dal colore dei denti!

E i trattamenti sbiancanti sono sconsigliati in persone che hanno troppe otturazioni o corone in ceramica nel settore anteriore perché queste riabilitazioni non si schiariscono e dopo lo sbiancamento vanno rifatte. Ma se poi il trattamento va incontro a una recidiva bisogna impazzire per mantenere l’integrazione del colore delle ricostruzioni rifatte a caro prezzo.

Esistono poi discromie legate all’assunzione da piccoli di antibiotici (di solito tetracicline).

 

In queste condizioni consiglio senz’altro di prendere in considerazione riabilitazioni con faccette.

Punto due. I denti non si sbiancano facendo la detartrasi! Molti pazienti non sanno che il trattamento sbiancante non consiste nello spruzzare del bicarbonato alla fine della seduta d’igiene! Certo, quella procedura rimuove anche le macchiette più difficili, ma un conto è smacchiare i denti e pulirli, un altro è cambiarne la tinta!

Terza cosa. I dentifrici, i collutori e i trattamenti da farmacia o supermercato per sbiancare i denti non servono a niente! O meglio, prima di beccarmi una denuncia per diffamazione dalle ditte che li producono, possono aiutare a mantenere un trattamento sbiancante professionale, ma non illuderti che se hai i denti marroni diventeranno bianchi spazzolandoli 10 volte al giorno con un dentifricio!

Quarta osservazione, che in realtà è un consiglio: non usare i rimedi della nonna o fai da te! Alcune persone lavano i denti con il bicarbonato, passano la buccia del limone sui denti e chi più ne ha più ne metta! Tutti questi sistemi ottengono risultati, ma lo fanno danneggiando la struttura dei denti attraverso un meccanismo di abrasione chimica o meccanica! Certo, quando rimuovi lo strato superficiale del dente o lo erodi con acidi in una prima fase ottieni di sbiancare un po’ il dente, ma ti faccio vedere cosa ottieni quando lo smalto che desideravi avere bianco lo avrai consumato completamente!

LO SBIANCAMENTO DENTALE SI OTTIENE ATTRAVERSO L’APPLICAZIONE PER UN DIVERSO PERIODO DI TEMPO, A SECONDA DELLA TECNICA, DI ACQUA OSSIGENATA A DIVERSE CONCENTRAZIONI. PUNTO.

Circolano tanti timori sullo sbiancamento professionale che rendono i pazienti diffidenti su questa procedura…Dopo aver fatto il mio solito blabblabbla per spiegare in cosa consiste lo sbiancamento la domanda che mi viene fatta nel 90% dei casi è:

“ma non danneggia i denti?”

LA RISPOSTA E’ NO!

 

Per sbiancare i denti si utilizza acqua ossigenata ad alti volumi che può essere usata in forma di gel puro o rilasciata a contatto con la saliva sotto forma di perossido di carbammide. In ogni caso non si tratta di acidi che erodono i denti ma solo di sostanze che con un’azione ossidativa agiscono sulle sostanze che determinano la presenza di discromie nei denti. E spesso gli sbiancanti contengono anche fluoro che viene aggiunto dai produttori per la sua azione desensibilizzante, che però agisce anche come rimineralizzante per lo smalto e previene o blocca lo sviluppo delle carie! Quindi non si tratta né di un acido che intacca lo smalto, né della sensibilità legata all’aggressione di batteri sul nervo, per cui la situazione è sempre reversibile in poco tempo!

Quindi si tratterebbe di un’attenta strategia del paziente che può giocarsi il jolly del pericolosissimo sbiancamento solo una volta nella vita e quindi deve selezionare bene il momento in cui gli serve di più!

Bah!

La convinzione che lo sbiancamento danneggi i denti probabilmente è legata al fatto che alcune persone sviluppano una sensibilità forte al freddo, talvolta vero e proprio dolore durante o dopo il trattamento sbiancante. Questo fenomeno è molto soggettivo. Alcuni pazienti potrebbero sbiancare i denti per un mese, altri dopo un giorno si arrendono e interrompono il trattamento.

Di recente ho avuto una paziente imbestialita che voleva le restituissi i soldi dello sbiancamento perché non l’avevo informata che avrebbe generato DOLORI LANCINANTI! Avevo solo detto “sensibilità” che poteva rendere necessario interrompere il trattamento per uno o due giorni ma forse, diceva la paziente, non conoscevo la differenza tra sensibilità e dolore insopportabile, e lei che insegnava lingue la conosceva bene!!! Sicuramente io non conosco l’italiano, anche se ho fatto il classico, diplomandomi a pieni voti, ma riconosco senz’altro un paziente rompiscatole e attacca grane!

Naturalmente non ho restituito un bel niente, visto che avevo spiegato della sensibilità prima io durante la visita, poi la segretaria che ha presentato il preventivo, poi l’igienista che ha consegnato le mascherine e il gel per sbiancare i denti e infine, tanto per sicurezza il foglio di istruzioni che ho personalmente scritto per evitare che il paziente una volta a casa si dimenticasse tutti gli avvertimenti dati! Il tutto condito da un CONSENSO INFORMATO!

Ma per ripicca dichiarata dalla paziente, che ha detto alla segretaria che avrebbe parlato bene di noi se le avessimo ridato i soldi e invece ci avrebbe massacrati con passaparola e recensioni negative in caso contrario! E così adesso mi ritrovo un po’ di commenti negativi qua e là per internet dove per questo episodio la mia clinica si è beccata anche uno zero per la puntualità, uno zero per convenienza, uno zero per la disponibilità (paziente vista tre volte in urgenza di cui una senza nemmeno aver chiamato ma presentandosi alle 7:45 di mattina davanti alla clinica!)

I pazienti a volte possono essere odiosi e insopportabili più di quanto possa esserlo l’odiato dentista per il paziente, credimi!

Ma sto divagando. Il punto è che lo sbiancamento non danneggia i denti ma può dare sensibilità o dolore (o dolori lancinanti e insopportabili) durante o dopo lo sbancamento, problematiche che comunque si risolvono entro uno o due giorni dopo aver interrotto il trattamento.

Per diminuire questo fastidioso fenomeno esistono desensibilizzanti che nella mia clinica diamo assieme allo sbiancante da mettere per una o due notti al posto del gel sbiancante per poter portare a termine il trattamento.

In altri casi facciamo venire in clinica il paziente per fare delle applicazioni di fluoro.

Ma se nonostante questo non riesci a sopportare il fastidio mettiti il cuore in pace e tieniti i denti gialli! Non morirai di sicuro per questo!

Veniamo all’ultima ma importante considerazione.

Avrai notato che ho parlato tutto il tempio di mascherine, gel sbiancante, di trattamento da fare a casa.

Non ho parlato di laser, di luce a led, di trattamento alla poltrona.

Ti spiego perché: SEMPLICEMENTE IL TRATTAMENTO ALLA POLTRONA, NELLA MIA ESPERIENZA, NON FUNZIONA!

Non c’è laser che tenga.

Qui insorgeranno tutti gli igienisti e dentisti che fanno dello sbiancamento alla poltrona con luci, laser e cotillon una missione di vita, perché quel che ho affermato non è vero e questi sono i trattamenti migliori!

Ma questo blog è un blog di informazione per il paziente per essere consapevole di come stanno le cose e voglio dirti le cose come stanno secondo la mia esperienza.

Io lavoro da 17 anni. Ho provato molti sistemi sbiancanti professionali da applicare per mezz’oretta in bocca in una sola seduta.

Fanno scena, questo è sicuro.

E quando finisci il paziente esce entusiasta dalla clinica.

Ma ti svelo un segreto.

Durante questi trattamenti si rimane per più di mezz’ora con la bocca spalancata, gli aspiratori e i cotoncini in bocca, un isolamento con una diga liquida posizionata sulle gengive per evitare il contatto accidentale con l’acqua ossigenata che si usa in questi trattamenti perché caustica (per il trattamento alla poltrona si utilizzano concentrazioni di perossido di idrogeno più elevate rispetto a quello domiciliare, come quelle che usa il parrucchiere per decolorare i capelli!).

Dopo tutto questo i denti saranno senz’altro bianchissimi. Ma sai perché?

No, non per lo sbiancante, che in mezz’ora sbianca un po’ ma non può trasformare i tuoi denti in quelli di un attore di Hollywood. E nemmeno per il miracoloso laser, che spesso è semplicemente una luce a led blu che attiva qualche catalizzatore all’interno dello sbiancante più per il calore che sviluppa che non per la luce in sè (ma fa una gran scena, questo è sicuro! La vendono anche associata ai dentifrici ormai, ti lascio immaginare quanto possa essere preziosa e fondamentale!)

Il segreto del risultato clamoroso che vedi alla fine di una seduta del genere è dovuto prevalentemente alla disidratazione dei denti!

I denti disidratati si schiariscono in maniera clamorosa.

Miracolo? Manco per niente! I denti disidratati assumono un aspetto bianco e gessoso. E recuperano la loro tinta in qualche ora, a volte dopo un giorno. Così i pazienti che escono contenti, dopo un paio di giorni o una settimana si accorgono di avere di nuovo i denti gialli dopo lo sbiancamento! 

Allora abbiamo imparato due cose. Che l’effetto che vedi alla fine di uno sbiancamento fatto alla poltrona è prevalentemente legato alla disidratazione e che se proprio devi avere i denti scintillanti per un’oretta anziché lavarti i denti coi dentifrici che fanno effetto subito e masticare un chewing gum con lo stesso miracoloso potere fai prima a tenere la bocca aperta, senza respirare dal naso, mettendoti dei rulli di cotone tra le guance e i denti per mezz’oretta a casa prima di uscire! Costo zero e risultato immediato!

Faccio tanto il figo, ma proprio il qui presente saccentone un annetto fa stava per farsi infinocchiare da un rappresentante che voleva rifilargli l’ennesimo sbiancante miracoloso! L’unico che veniva veramente attivato dalla luce! “Fidati, lo proviamo sulle tue assistenti!”

 

I trattamenti domiciliari hanno molti più vantaggi.

Innanzitutto costano meno perché il dentista o l’igienista non devono fermare l’attività per un’ora aspettando che il gel faccia effetto girandosi i pollici.

Poi il gel, meno aggressivo per concentrazione di acqua ossigenata, resta a contatto coi denti per molte più ore, visto che il trattamento dura 15 giorni. Secondo te funziona meglio l’acqua ossigenata al 35% per mezz’ora o quella al 15% per 45-100 ore? Non credo avrai dubbi.

Infine la cosa più importante. In caso di recidiva che quasi sempre prima o poi si verifica (per qualcuno dopo 6 mesi, per altri dopo 5 anni), anche in base ad abitudini alimentari o composizione della saliva, è più facile fare un “richiamo”.

Il gel sbiancante infatti viene inserito in mascherine personalizzate che hanno un “serbatoio” per il gel nella zona a contatto con la superficie esterna dei denti. Conservando le mascherine il paziente può farsi dare una o due siringhe di sbiancante dall’igienista durante una seduta di igiene e fare 3-6 giorni di richiamo con un costo minimo. Nella mia clinica per esempio faccio pagare giusto le due siringhe perché non mi richiede nessuna spesa e non fa perdere tempo a nessuno.

Quindi il trattamento costa meno, funziona meglio, è più versatile e si può mantenere facilmente e con costi minimi, mentre con lo sbiancamento alla poltrona fare una seconda seduta quasi subito è spesso indispensabile per correggere la recidiva immediata che si vede dopo uno o due giorni e a distanza di tempo in genere il dentista dovrà rifare letteralmente il trattamento, probabilmente a prezzo pieno. Con un po’ di sconto se trovi il dentista elegante…

Certo, i puristi dello sbiancamento mi correggeranno che il trattamento migliore è quello combinato fatto alla poltrona, con il mantenimento a casa fatto con mascherine e gel domiciliare.

Sono d’accordo.

Ma così dovrei far pagare ai miei pazienti dai 500 ai 1000 euro per lo sbiancamento per non andare in perdita e non lo farebbe più nessuno.

Io preferisco poter restituire denti bianchi alla maggior parte dei pazienti con risultati più che buoni o ottimi, piuttosto che dare il risultato perfetto e più affidabile a un paziente su 1000.

Così nella mia clinica lo sbiancamento alla poltrona non si fa. Se trovi un dentista che lo fa in associazione a quello domiciliare a basso costo vai tranquillo, ma non credo sia una cosa così diffusa a meno che non venga fatta per promozione della clinica.

Ma allora lo sbiancamento domiciliare non ha difetti? No, uno ce l’ha. E’ affidato alla disciplina del paziente che spesso è parecchio negligente e si dimentica di metterlo un giorno sì e l’altro pure, che lo mette un giorno a settimana, che lo fa e poi subito dopo mangia una liquirizia, fuma e poi si fa un bel caffè.

E’ quindi importante che il dentista dia tutte le indicazioni e che il paziente si rimbocchi le maniche e metta un po’ di disciplina per una quindicina di giorni…dai, non è difficile!

Sai come si dice: se bello vuoi apparire un po’ devi soffrire!

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Terapia del dolore dentale

Un approfondimento sui vari tipi di dolore ai denti e sulle loro cause più comuni

Ho scritto decine di articoli su Dental Experience e mi sono accorto ora che ho dimenticato il primo motivo per cui le persone vanno dal dentista! Il MAL DI DENTI!

LE CARIE NON FANNO MALE

…a meno che non siano molto grandi o che creino un buco nel quale possa infilarsi il cibo, soprattutto quello dolce, il che genera un dolore pulsante fino a che il cibo non viene lavato via dal buchino o dal bucone. Inoltre spesso le carie possono colpire anche denti già devitalizzati e quindi essere asintomatiche! Se hai letto LA LEGGENDA DI SUPERDENT su questo blog, sai di cosa parlo.

Passiamo ora ai dolori che allarmano il paziente perché più intensi.

Il dolore da nervo è in genere un dolore difficile da riferire a un dente in particolare, a meno che non si senta con la lingua un cratere e allora si capisce abbastanza bene quale sia l’elemento responsabile del mal di denti.

Di solito si tratta di fitte che partono dalla tempia o dall’orecchio e si diffondono fino alle labbra.

Il dolore alla tempia o il dolore all’orecchio portano a volte le persone a pensare di avere solo emicrania o un’otite, per cui a volte la visita dal dentista viene ritardata, passando magari una notte insonne in più.

Ma il suggerimento che il problema possa venire dai denti ce lo possono dare un dolore crescente in reazione a cibi o bevande freddi, con una coda di dolore che tende a farsi sempre più lunga.

In genere, finchè il dolore rimane solo per qualche secondo e passa si parla di iperemia pulpare, il che significa uno stato di infiammazione da cui si può ancora tornare indietro se si toglie la carie in tempo, con qualche speranza di tenere il dente vivo.

Se però il mal di denti comincia ad aumentare o a comparire di notte, o la coda di dolore tende ad avvicinarsi alla decina di secondi allora diventa quasi sicura la devitalizzazione anche perché quando il dentista lavora, nonostante con l’anestesia tu non senta nulla, spesso rischia di dare il colpo di grazia a un nervo già super infiammato e che viene ancora scaldato o addirittura trapanato quando la carie arriva in pieno sul nervo.

erto, il dolore al freddo può anche manifestarsi per colpa di qualche radice scoperta, ma nel dubbio ti consiglio di farti vedere se l’acqua fredda ti crea fitte che prima non avevi mai avuto! Anche perché che quello da pulpite (l’infiammazione acuta del nervo) sia un dolore atroce o insopportabile, così intenso da essere paragonato a quello del parto e della colica renale…(per ora io ho provato solo la colica renale e non te la auguro! ?)

Non di rado le persone prendono un Oki, un Aulin, un Brufen (per citare gli antidolorifici più diffusi) e non fanno alcun effetto.

A questo punto ci si potrà chiedere: “ma la pulpite può passare da sola?”

La risposta è sì, ma se in un buon numero di casi i dolori si manifestano per un paio di giorni facendo passare una o due notti insonni, ci sono anche casi in cui il male persiste per una settimana o più…?

Quando la pulpite sta per passare, peraltro, il male potrebbe semplicemente cambiare.

Infatti, se di colpo il freddo, da fattore che scatena il mal di denti, comincia a dare sollievo ed è il caldo che genera un dolore molto forte, molto probabilmente si tratta di una fase terminale della pulpite in cui il nervo sta per “morire da solo” e passare a smettere di far male di colpo.

Se dovesse capitarti questo, e non te lo auguro, non vuol dire necessariamente che stai per “guarire”, perché il dente potrebbe a questo punto passare a far male a battere sopra e generare un dolore di tipo ascessuale o da infiammazione del legamento intorno alla radice.

Il dolore da ascesso o da infiammazione del legamento intorno alla radice è tipicamente individuabile perché si riconosce il dente che dà fastidio, che fa male a picchiettare e che spesso sembra anche di colpo più alto degli altri.

Anche se possono esserci una serie di situazioni particolari, troppo tecniche da spiegare in un blog rivolto ai pazienti, spesso questi dolori sono legati alla presenza di batteri che escono dalla radice o che entrano dalla gengiva direttamente sul contorno o sul fondo della radice di un dente, generando una carica batterica che può portare alla formazione di ascessi con relativo gonfiore.

Spesso in questi casi può essere necessaria una cura antibiotica, ma ti consiglio di non fare di testa tua, chiedendo magari al farmacista di turno, perché è sempre meglio non abusare di antibiotici per non rischiare di renderli poco efficaci quando poi servono davvero!

Anche in questo caso meglio recarsi dal dentista alle prime avvisaglie di dolore localizzato battendo su un dente, per cercare di prevenire la formazione di un doloroso ascesso con relativo gonfiore.

Di certo sto semplificando perchè ci possono essere situazioni particolari che simulano questo dolore, se no sarebbe troppo facile!?

Mi limiterò a dirtene una che spesso confonde anche i dentisti che a volte non sanno davvero che pesci pigliare. Il dolore da sinusite acuta o cronica riacutizzata può simulare un mal di denti dell’arcata superiore, specialmente sul primo e sul secondo molare. Questo per la vicinanza anatomica delle radici di questi denti con le cavità che scaldano l’aria che respiriamo (i seni mascellari) e quindi il paziente sente male a battere sui denti ma il problema non deriva da questi.

Possono aiutarti a distinguere il problema il senso di pesantezza dello zigomo, il dolore a premere sullo zigomo un paio di centimetri sotto l’occhio o il dolore pulsante a piegarti e a fare sforzi, anche solo salire le scale. E occhio, che il dolore da sinusite può essere anche molto forte!

Distinguere una sinusite da un mal di denti è facile per il dentista se i denti sono perfettamente sani a un esame radiografico e clinico e vivi se stimolati col freddo, ma diventa più difficile nelle persone che hanno denti devitalizzati o con grandi otturazioni nell’arcata dolente…

Ti ho parlato di questa situazione per darti una informazione in più, ma se hai male pulsante e localizzato ai denti dell’arcata superiore, vai dal dentista, non pensare a priori alla sinusite a meno che non sei appena stato fortemente raffreddato e sai già di avere quel problema!

dolori gengivali di solito non sono fortissimi e derivano da infiammazioni che spesso si risolvono da sole.

Tipica quella da dente del giudizio che sta spuntando o che è spuntato solo per metà e non ha possibilità di uscire del tutto. Spesso in questi casi si infiamma la gengiva con dolori localizzati e che si estendono ai linfonodi sotto l’angolo della mandibola.

A volte si arriva addirittura a non riuscire più ad aprire la bocca per l’infiammazione che si crea! In questi casi la soluzione è chiaramente quella di togliere il dente e di solito non è corretto prendere antibiotici perché si tratta solo di una infiammazione e non di una infezione batterica!

Esistono poi ascessi legati a problemi parodontali (cioè dei tessuti che circondano il dente) che si manifestano con forte dolore e gonfiore alle gengive o gengiviti acute che possono essere molto dolorose e anche difficili da risolvere velocemente perché richiedono di somministrare una combinazione di antibiotici e di eseguire in tempi rapidi sedute di igiene approfondite per eliminare il tartaro sottogengivale e l’eventuale presenza di gengive necrotiche (morte), come nel caso della GUNA, la gengivite ulceronecrotica acuta, che ha un nome difficile e non è frequente ma può essere molto dolorosa.

Se hai un fastidio o un dolorino gengivale che non si risolve in pochi giorni con un impegno maggiore con l’igiene (filo interdentale, scovolini e collutori) anche in questo caso consulta il tuo dentista!

Una forma di mal di denti particolare è quella che si verifica con una scossa su un dente a premere e rilasciare! Questo di solito è il segno di un’incrinatura di un dente e il dolore si verifica più di frequente su un dente otturato da anni…

Ma può capitare che una incrinatura si verifichi anche su un dente perfettamente sano, per esempio nei pazienti che sono forti digrignatori (leggi articolo sul bruxismo cliccando qui se vuoi saperne di più). In questi casi può anche esserci un dolore al caldo o freddo e il problema può essere risolto con un’otturazione eliminando la crepa…In certi casi purtroppo si finisce però a dover devitalizzare il dente perché la crepa arriva direttamente sul nervo…?.

In questi casi è importante che il dentista prenda precauzioni per proteggere il dente dal rischio di fratturarsi, ma di quello se ne occuperà lui!

Accennavamo al digrignamento. Ecco, questo può portare a un’altra forma di dolore anche molto forte ai muscoli del viso, che spesso viene confusa con un mal di denti da nervo infiammato, perché il dolore coinvolge l’orecchio, la tempia, ecc…

In realtà a volte l’accumulo di acido lattico nei muscoli masticatori per un loro utilizzo eccessivo può dare una sorta di crampo molto doloroso.

In questi casi si possono somministrare farmaci miorilassanti, applicare cerotti per i dolori muscolari e preparare un bite da portare di notte o anche di giorno nella fase acuta.

Per cui a volte anche un mal di denti che non riguarda i denti può essere di competenza del dentista che è uno dei primi professionisti da consultare per molti dei dolori facciali.

Mi rendo conto che alla fine il tutto si risolve sempre in un’unica soluzione…VAI DAL DENTISTA QUANDO HAI MALE!

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Devitalizzazione

I denti devitalizzati sono a rischio di frattura se non vengono protetti adeguatamente!

Perché accade questo?

Innanzitutto ci sono delle ragioni chimiche. 

Senza nervo, il dente risulta “disidratato” e assume una consistenza più “vetrosa” che lo rende più soggetto a incrinature e fratture.

Ma il problema principale è di natura meccanica.

Cerco di spiegartelo con delle immagini.

Quando il dente viene sottoposto a dei carichi di masticazione la natura ha impostato una anatomia adeguata a sostenerli.

Ma se il dente si caria, e spesso questo accade tra un dente e l’altro, per rimuovere la carie si abbatte una delle creste che uniscono la parte esterna del dente a quella interna. 

Se la carie arriva al nervo e quindi si deve procedere con la devitalizzazione, il dente deve subire un altro buco profondo in centro alla sua struttura, per permettere al dentista di accedere al nervo da rimuovere. 

A questo punto due terzi del “terrapieno” che univano la parete del dente rivolta verso la guancia a quella interna (verso il palato o la lingua) non ci sono più e se per caso la carie coinvolgeva anche l’altro punto di contatto del dente ecco che le due pareti residue non sono più collegate tra loro nella zona che subisce i carichi di masticazione, come puoi vedere qua sotto.

A questo punto l’unica porzione di dente che unisce le due pareti è il pavimento del dente, sotto il livello della gengiva, dove iniziano le radici. 

Se hai studiato fisica ricorderai che Archimede diceva “datemi una leva e solleverò il mondo!”

Le due pareti residue del dente, ora, quando masticano attivamente, scaricano le forze su una superficie molto più lunga e funzionano proprio come delle leve, che potranno creare una frattura nel dente proprio a livello del pavimento situato sotto la gengiva.

Risultato? 

Spesso il dente va estratto.

In qualche caso si riesce ancora a recuperarlo ricorrendo a un intervento che si chiama “allungamento di corona clinica” che prevede di abbassare gengiva e osso per poter “acchiappare” ancora un po’ di dente per incapsularlo.

Come evitare questo PROBLEMA DIFFUSISSIMO?

Semplicemente togliendo dalla sollecitazione masticatoria le superfici residue del dente. 

Questo si ottiene abbassando il dente di 2-3 mm e incollando su questo una ricostruzione che prepara il tecnico in laboratorio. Questa tipologia di ricostruzione si chiama intarsio e permette di risparmiare molta sostanza dentale sana rispetto all’altra classica modalità di ricostruzione dei denti devitalizzati che è la classica corona in ceramica, o capsula come la conoscono alcuni pazienti.

Una terza soluzione adottabile in alcuni casi è di fare semplicemente una otturazione dove il dentista ricostruisce lui a mano libera, magari aiutato da apposite guide, le cuspidi del dente, soluzione consigliabile solo quando le pareti residue del dente sono ancora abbastanza spesse.

Il messaggio che volevo trasmetterti è che se un dente è devitalizzato le parti residue del dente devono essere tolte dalla masticazione ricoprendole, fatta eccezione per alcuni casi rari in cui la struttura del dente è ancora abbastanza robusta da poter sostenere i carichi di masticazione.

Purtroppo ogni mese vediamo in urgenza persone che si presentano perché hanno sentito un “crack” e hanno male e spesso il dente è ormai da togliere.

Sovente sul dente devitalizzato viene fatta una semplice otturazione per far risparmiare o per fare prima, ma questa scelta rischia di portarti a una spesa maggiore sia in termini biologici, sia a livello economico, perché la soluzione sarà quella di estrarre il dente e mettere un più costoso e meno naturale impianto.

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